Photored: un caso tutto italiano

Photored o Tred, semafori intelligenti, dissuasori elettronici di velocità, autovelox, tudor e sorpassometri. Sono questi i sistemi automatici per il controllo delle diverse infrazioni previste dal Codice della Strada (D.L.vo 30.04.1992 n. 285) quali per esempio il passaggio al semaforo con luce rossa, l’eccesso di velocità, il sorpasso vietato, utilizzati da molte pubbliche amministrazioni.
La diffusione in Italia, in particolare, dei così detti “semafori intelligenti” non ha eguali nel resto d’Europa, più modestamente attratta da altre soluzione per la sicurezza stradale (come per esempio la moderazione del traffico, argomento di sicura trattazione in un futuro articolo), e le recenti vicende giudiziarie dimostrano la superficialità con la quale alcune Amministrazioni Pubbliche li hanno installati.
In primo luogo va fatta una distinzione tra i Photored o Tred, analizzati in questa prima parte dell’articolo e i semafori intelligenti, oggetto del prossimo articolo in uscita lunedì 9 febbraio.
I Photored o Tred sono sistemi connessi all’impianto semaforico che, dal momento di accensione della luce rossa e per tutta la sua durata, rilevano il superamento del veicolo della linea d’arresto fotografandone la targa nel momento dell’infrazione e nel momento in cui si allontana dall’intersezione. Sono questi i sistemi oggetto dell’inchiesta di alcune Procure italiane, erroneamente definiti come semafori intelligenti.
Fino agli avvisi di garanzia della Procura di Verona della scorsa settimana, i ricorsi presentati dagli automobilisti ai Giudici di Pace, riguardavano le modalità di accertamento, di gestione ed invio delle sanzioni oltre che alle procedure di gara, di affidamento e delle modalità di calcolo delle spese di accertamento (già questo elenco fa riflettere sull’efficacia dello strumento). La strumentazione, dal punto di vista tecnico, era omologata dal Ministero dei Trasporti con apposito decreto di omologazione nei quali venivano descritte anche le modalità operative di uso degli apparecchi; l’indagine della Procura ha scavato a fondo ed ha ribaltato l’omologazione del Ministero in quanto non erano stati esaminati tutti i componenti dell’impianto: in particolare l’omologazione era validata solo per le telecamere dei Tred e non per le apparecchiature (cioè l’hardware) contenute in un armadio di vetroresina che stava vicino ai semafori.
Questo permette di collegarsi al secondo motivo di contestazione: la durata del tempo di giallo, troppo breve rispetto ai tempi di sicurezza e da calcolare in modo analitico. I 3-4 secondi imposti non erano sufficienti per una frenata in sicurezza e l’unica cosa che permettevano era un maggior numero di verbali.
La morale è che sono attualmente coinvolti 80 Comuni, 63 dirigenti di polizia locale, 40 amministratori pubblici e 6 amministratori di società private, migliaia di multe e milioni di euro in ballo; possa almeno servire da monito per il futuro: in quanto anche in tanti altri Comuni in Italia, i tempi di giallo applicati, di norma, agli incroci semaforici, non derivano da un progetto basato sull’utilizzo delle formule della meccanica e neanche conforme ai dettati della normativa sulla circolazione.