Ho letto in settimana su targatocn che i cittadini cuneesi saranno i fortunati destinatari dei positivi cambiamenti introdotti dagli interventi di moderazione del traffico che interesseranno la futura zona 30 della città. Raggiungeranno così i loro amici fossanesi e saviglianesi, uniche realtà della Provincia di Cuneo, che hanno beneficiato dei finanziamenti della Regione Piemonte messi in campo per progettare le zone 30 sul territorio regionale al quale hanno risposto 31 comuni, superiori a 10.000 abitanti, e dei quali 23 hanno ottenuto il cofinanziamento regionale.
Innanzitutto un plauso a queste amministrazioni comunali che hanno saputo approfittare di un’occasione davvero importante: quella di finanziare la sicurezza stradale là dove ce n’è più bisogno ovvero nelle aree urbane. Ogni anno in Italia aumenta il numero di incidenti stradali in città: oggi oltre un incidente mortale su tre si verifica in zona urbana e ne sono vittime per lo più gli utenti della strada più vulnerabili: pedoni, ciclisti, anziani e bambini. Ben diversa la realtà europea: ogni 100 000 abitanti ci sono 4 morti in Italia (quasi 4,5 in Piemonte), poco più di 3 morti in Europa, nemmeno 2 morti in Spagna e poco più di 1 morto in Svezia.
Consapevoli che è l’ambito urbano sul quale agire, bisogna pensare a soluzioni che riducano questo tipo di insicurezza e la moderazione del traffico e le zone 30 sono sicuramente la risposta giusta. Ma oltre ad una corretta progettazione ci vuole, come richiesto giustamente nel bando della regione, anche una comunicazione, un’educazione alla mobilità nelle scuole e un monitoraggio tecnico adeguati. È infatti solo attraverso una corretta e mirata comunicazione ed informazione ai diversi destinatari della zona 30 che i cittadini, i commercianti, i residenti capiscono e comprendono il senso dell’operazione che va aldilà della realizzazione di un insieme di misure viabilistiche. È solo attraverso un corretto percorso educativo alla mobilità sostenibile e alle cause dell’insicurezza stradale che i ragazzi capiscono e si fanno i promotori di scelte e cambiamenti della propria città. È solo attraverso un monitoraggio tecnico che si possono dimostrare con dati oggettivi i reali cambiamenti in termini di sicurezza, inquinamento (acustico ed ambientale) e di vivibilità delle zone 30.